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IMPRINTING_il luogo degli dei

LA CITTA' PERDUTA DEGLI INCAS



Ho pensato in lungo e in largo a un posto che fosse importante, significativo, ma il mio cervello proprio non ne vuole sapere.
Non credevo che fosse cosi ‘complicato’ andare a ritroso con la memoria, scavare alla ricerca di un qualcosa che fosse rimasto impresso, ma niente. Nulla. Il nulla più assoluto.
Cosa dite? Vi domandate come farò a fare il TO DO?
Semplice! Barando. Nessuno saprà mai niente, si tratta solo di prendere un luogo qualsiasi e di dargli importanza. Semplice!

Eppure, scrivendo e barando, per non farmi scoprire, lo trovai. Forse è meglio dire LI trovai.  Gia, sembra strano, ero partita alla ricerca di uno e ritornai con molti altri. Buffo no?


Uno lo trovai a fine estate, in viaggio alla scoperta della terra natia dei miei genitori, il Perù. Partita con un paio di zaini da Lima, arrivai a Cusco, capitale dell’impero inca. Da qui  avevo ancora molta strada da fare prima di arrivare alla  ia destinazione. I primi due giorni dovetti adattarmi alla altitudine. Dicono che quando si arrivi a Cusco si inizia ad avere mal di testa, si ha fatica a respirare per via dell’altezza ma nulla di cosi troppo eccessivo. Ci andai piano anche con il cibo, dovevo tenermi leggera. Quelli dell’agenzia mi vennero a prendere alle 4 del mattino, ci portarono su per le montagne, in una radura. Da li iniziai una ‘camminata’ di 4 giorni. In compagnia di altri giovani folli.
Ho scalato montagne, superato il passo di uno dei ghiacciai più alto delle Ande, sono scesa giù in mezzo alla foresta amazzonica, ho camminato sulle rotaie del treno fino ad Aguas Calientes, conosciuta come Machu Picchu Pueblo, un piccolo villaggio ai piedi delle antiche rovina inca. 
Sarà stata la stanchezza, saranno state le notti al gelo in tenda, sarà che ero stufa di bere ‘caldo’, brodo in italiano, a pranzo e cena, saranno state le foglie di coca tenute in bocca a farmi restare in piedi o i 7000 (non scherzo) scalini prima di arrivare in cima perché ovviamente una volta arrivati fino a li a piedi il bus non lo si prende; ma credo che non fu ciò a farmi restare senza fiato. Credo che fu la meraviglia che mi trovai davanti gli occhi dopo 4 giorni di cammino.
Quando Machu Picchu ce l’hai di fronte a te, è un impatto, è impressionante. Nel vero senso della parola.


Gli archeologi stimano la sua costruzione nel XV secolo da parte degli Inca, tuttavia la sua funzione è tuttora un mistero. Si sa che era abitato da un gran numero di abitanti, ma soltanto da nobili, sacerdoti e dalle ‘vergini del sole’. Vi era anche una popolazione di agricoltori che lavoravano i campi, ma che non viveva dentro la cittadella.
La città era divisa in tre aree: due zone erano popolate, l’altra invece era agricola e aveva un grandissimo sistema di terrazze e di canali d’irrigazione.
La parte popolata era divisa in due parti, da una parte vi era il tempio più importante dedicato al dio Sole e le tombe dei reali, dall’altra parte vi erano le case dei nobili e il convento delle ‘vergini dei sole’. Tra queste due parti vi è una spianata a mo’ di piazza, appunto detta piazza sacra. Il resto è impressionante, la cittadella è costruita in cima a una montagna circondata da una catena montuosa e a valle dal fiume Urubamba. Tale posizione geografica permetteva di essere lontano dalla vista di estranei e di avere una sola e stretta entrata, che, in caso di attacco, permetteva di essere difesa da pochi guerrieri.
Machu Picchu è spettacolare anche in materia di architettura e lavoro della pietra. I giunti sono cosi ben fatti e cosi uniti che nemmeno uno spillo riuscirebbe a passare. La pietra più significativa viene detta ‘calendario solare’ e permetteva agli inca di conoscere con precisione le stagioni e il clima. 

Sono rimasta ore a fissarla, seduta in cima su un sasso, da dove tutti si scattano la famosa foto cartolina. Guardai le nuvole che passavano e nascondevano la cima del Wayne Picchu, le onde di turisti che andavano, e guardai i resti di quella antica città perduta che alla fine tanto perduta non è. 
Chissà cosa sarebbe successo se gli spagnoli fossero arrivati fino a quel tempio sacro. Credo che ora non rimarrebbe più niente, avrebbero distrutto tutto, com’era nel loro DNA, probabilmente per costruire chiese. C’è chi dice che siano giunti ma non riuscirono a conquistarla e chi invece non la videro nemmeno perché nascosta tra le montagne. Complimenti Incas, così nascosta che il Perù se la tiene in mezzo al cuore.
E’ una di quelle meraviglie che vanno viste almeno una volta, il problema è che non basta. Una volta rientrati a casa, si ha ancora la voglia di vederla, di viverla ancora un poco.


Oh, già, è vero! Dovevo parlavi di altri luoghi… sarà per la prossima volta.



PS. Questa è la visione che si ha dalla cima del Wayne Picchu, monte che sovrasta Machu Picchu. Da qui vi può vedere anche il percorso che fa l'autobus per salire... 
Pericolosa, ma dicono che la vista sia spettacolare.









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